Confesso che ho giocato { 20 images } Created 17 Nov 2017

Confesso che ho giocato, di Paolo della Corte

“En mi casa he reunido juguetes pequeños y grandes, sin los cuales no podría vivir. El niño que no juega no es un niño, pero el hombre que no juega perdió para siempre al niño que vivió en él y que le hará mucha falta. He edificado mi casa también como un juguete y juego con ella de la mañana a la noche...”
(“Confieso que he vivido”, P. Neruda)
Non posso non citare Neruda in questo passaggio fondamentale dal suo bellissimo libro di memorie “Confesso che ho vissuto”, perché da sempre mi ci riconosco, e riconosco mio padre prima di me, dal quale ho imparato quant’è bello e importante non perdere il senso e il piacere del gioco, sempre e nonostante tutto.
È così che negli anni, dopo di lui ho continuato anche io a riunire piccoli e grandi giochi senza i quali non potrei vivere. E ho cercato sempre di fare in modo che la mia vita, la mia professione si esprimessero in modo giocoso.
Ma l’ho fatto in modo spontaneo, naturale, senza mai veramente soffermarmi a riflettere in tal senso sul contrasto fra l’età adulta, la vita reale e il mio spirito interiore, il mio personale sentire. Per me era normale agire in certi modi e vedere le cose, anche quelle sulle quali è impensabile giocare, con un occhio non grave. Il che non significa non rendersi conto del mondo intorno e della vita che passa e che a volte i giocattoli te li rompe, col suo fare bullo, come un bambino cattivo della classe che ti ruba la merenda a ricreazione.
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