Bosnia Erzegovina - UNPROFOR ROADS { 33 images } Created 24 Oct 2013
ARKANSANS BEGINS 300 MT (Testi di Serena Guidobaldi)
[...] Le strade nel 1993 avevano tutte uno strano nome. A deciderlo era la sicurezza della geografia militare. I convogli battevano piste di sabbia o giravano intorno a fosse scavate in quello che un tempo era asfalto, andavano lenti, superati dai fuoristrada spinti a tavoletta sui tornanti del Vran, o dellʼIgman o della Krušćica. [...] Per andare a Tuzla si partiva sulla Circle, fino a Tomislavgrad dove incominciava la Triangle, una specie di pista da sci larga e verticale sulle pendici del Vran, affacciata sulle isole del lago di Rama e su Prozor, la città-finestra. Poi la Diamond, che saliva fra i boschi costeggiando un ruscello, dalle parti della miniera di Radovan; quindi un tratto della Škoda, i tornanti fangosi della Criton che confluiva sulla Acorn poco prima di Ribnica, nella foresta; di lì la Mario e poi la Hawk a fianco della grande centrale termoelettrica, fino a Tuzla. Per Zavidovići stessa strada fino alla Škoda, poi Monk, Ruby, Lada e un tratto di Duck. [...]
Luca Rastello, La Guerra in Casa
Spesso in Bosnia Erzegovina, percorrendo le grandi vie di comunicazione come le stradine nelle campagne, si incontrano sotto i cartelli ufficiali della segnaletica stradale dei piccoli cartelli gialli con dei nomi che ai più non significano niente: Seagull, Dolphin, Cardinal, Poker, Leslie, Parrot, Bypass.
Nomi neri su fondo giallo, insieme a frecce di direzione, o in bianco su fondo nero (più rari), a volte con altre indicazioni tipo “ends in XXX mt” o “begins in XXX mt”.
Sono le indicazioni dei percorsi alternativi tracciati dall’Unprofor per permettere, durante lʼultimo conflitto, agli aiuti umanitari e ai soccorsi di raggiungere le diverse zone di guerra senza passare dalle strade ufficiali. Non erano strade segrete, esisteva anche una mappa, né i loro nomi erano nomi in codice, ma spesso solo lʼespressione dei retaggi culturali dei diversi gruppi militari dʼistanza nelle varie aree.
Alcuni di questi possono essere scovati ancora oggi dipinti sulle rocce, come il diamante della Diamond. O come la Gull, poco dopo Banja Luka, e lʼabbreviazione Sqr, la Square, su un muro semicrollato poco prima di passare per Gornij Vakuf.
La Bosnia Erzegovina è uno dei pochi paesi, se non lʼunico, nel quale a dispetto dei tanti anni passati, tale tipo di segnaletica è ancora frequente e ben visibile, benché solo in pochi oggi ne conoscano lʼorigine. Molte delle strade sono diventate vie di scorrimento completamente risistemate. Altre sono rimaste improbabili sentieri che attraversano boschi e aree fuori ogni rotta di normale passaggio.
Ma ai cartelli non ci si fa caso e, in effetti, potrebbero voler indicare qualsiasi cosa: magari ci sono i serpenti, seguendo la Viper e la Python, o si arriva in America prendendo la Phoenix o lʼArkansas e si può cantare felici, come Dorothy nel Mago di Oz, lungo la Bluebird.
E forse è un bene che ora nessuno sappia che cosa siano. Significa che non servono più.
[...] Le strade nel 1993 avevano tutte uno strano nome. A deciderlo era la sicurezza della geografia militare. I convogli battevano piste di sabbia o giravano intorno a fosse scavate in quello che un tempo era asfalto, andavano lenti, superati dai fuoristrada spinti a tavoletta sui tornanti del Vran, o dellʼIgman o della Krušćica. [...] Per andare a Tuzla si partiva sulla Circle, fino a Tomislavgrad dove incominciava la Triangle, una specie di pista da sci larga e verticale sulle pendici del Vran, affacciata sulle isole del lago di Rama e su Prozor, la città-finestra. Poi la Diamond, che saliva fra i boschi costeggiando un ruscello, dalle parti della miniera di Radovan; quindi un tratto della Škoda, i tornanti fangosi della Criton che confluiva sulla Acorn poco prima di Ribnica, nella foresta; di lì la Mario e poi la Hawk a fianco della grande centrale termoelettrica, fino a Tuzla. Per Zavidovići stessa strada fino alla Škoda, poi Monk, Ruby, Lada e un tratto di Duck. [...]
Luca Rastello, La Guerra in Casa
Spesso in Bosnia Erzegovina, percorrendo le grandi vie di comunicazione come le stradine nelle campagne, si incontrano sotto i cartelli ufficiali della segnaletica stradale dei piccoli cartelli gialli con dei nomi che ai più non significano niente: Seagull, Dolphin, Cardinal, Poker, Leslie, Parrot, Bypass.
Nomi neri su fondo giallo, insieme a frecce di direzione, o in bianco su fondo nero (più rari), a volte con altre indicazioni tipo “ends in XXX mt” o “begins in XXX mt”.
Sono le indicazioni dei percorsi alternativi tracciati dall’Unprofor per permettere, durante lʼultimo conflitto, agli aiuti umanitari e ai soccorsi di raggiungere le diverse zone di guerra senza passare dalle strade ufficiali. Non erano strade segrete, esisteva anche una mappa, né i loro nomi erano nomi in codice, ma spesso solo lʼespressione dei retaggi culturali dei diversi gruppi militari dʼistanza nelle varie aree.
Alcuni di questi possono essere scovati ancora oggi dipinti sulle rocce, come il diamante della Diamond. O come la Gull, poco dopo Banja Luka, e lʼabbreviazione Sqr, la Square, su un muro semicrollato poco prima di passare per Gornij Vakuf.
La Bosnia Erzegovina è uno dei pochi paesi, se non lʼunico, nel quale a dispetto dei tanti anni passati, tale tipo di segnaletica è ancora frequente e ben visibile, benché solo in pochi oggi ne conoscano lʼorigine. Molte delle strade sono diventate vie di scorrimento completamente risistemate. Altre sono rimaste improbabili sentieri che attraversano boschi e aree fuori ogni rotta di normale passaggio.
Ma ai cartelli non ci si fa caso e, in effetti, potrebbero voler indicare qualsiasi cosa: magari ci sono i serpenti, seguendo la Viper e la Python, o si arriva in America prendendo la Phoenix o lʼArkansas e si può cantare felici, come Dorothy nel Mago di Oz, lungo la Bluebird.
E forse è un bene che ora nessuno sappia che cosa siano. Significa che non servono più.